25 Novembre.
Giornata contro la violenza sulle donne.
Ma questa non deve essere l’unica giornata.
Tutto l’anno dobbiamo combattere e fare in modo che non ci sia più la violenza sulle donne.
Non vi vado a spiegare perché è stata istituita nella data del 25 Novembre, e perché il simbolo sono le scarpe rosse.
In questa giornata, ogni sito, ogni testata giornalistica vi può spiegare tranquillamente questi significati.
Io invece oggi, voglio ricordarvi una lettura fatta ai tempi del primo lockdown, un monologo scritto da Francesco Chianese.
“Rosanna e Sofia.”
Quella che sono andato a leggere, è la storia di Matteo, un uomo tranquillo e molto solare.
Però a lui, la vita non ha sorriso.
Protagoniste della sua vita sono Rosanna e Sofia, moglie e figlia di Matteo.
Prima, a causa di una tremenda malattia, assiste alla morte di Rosanna.
Successivamente, quando la vita sembra finalmente sorridergli, riceve la chiamata che nessun genitore vorrebbe mai ricevere.
Assiste alla morte di sua figlia Sofia, morte causata da Luciano (il fidanzato della figlia), che stanco di quella relazione, dopo calci e pugni, deturpa Sofia utilizzando l’acido.
Una storia triste, ma purtroppo reale.
Parliamo di femminicidio, ai tempi del Covid19.
#iorestoacasa
Questo è il mantra.
Ma rimanere a casa… non per tutti significa famiglia, riallacciare rapporti magari assopiti.
Ma cosa è il femminicidio?
Qualsiasi forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuarne la subordinazione e di annientarne l’identità attraverso l’assoggettamento fisico o psicologico, fino alla schiavitù o alla morte.
Noi tutti siamo a conoscenza delle regole imposte del “distanziamento sociale”.
Quello che purtroppo non viene detto… è che ora il “mostro” ha più possibilità di scatenare la sua ferocia nei confronti della propria partner.
Infatti i casi di femminicidio in quest’ultimo periodo sono notevolmente aumentanti.
Ovviamente parliamo dei casi in Italia.
Inoltre vivendo a stretto contatto con i loro aguzzini, le vittime non hanno nemmeno più la possibilità di chiedere aiuto.
Purtroppo nemmeno il Covid ha fermato questo scempio.
Da “Rosanna e Sofia” di Francesco Chianese.
“Bhè… voi mi vedete così, ed in effetti sono così ed è quello che i vostri occhi intendono farvi vedere. Però gli occhi hanno il limite di fare vedere solo l’esteriorità delle cose, insomma solo l’involucro e, mai, quello che c’è all’interno e l’interno… potrebbe offrire cose inimmaginabili.
Ma… il bello, purtroppo, è solo esteriorità, devo farmene una ragione.”
“Donne? Io di donne in realtà, ne ho avute… soltanto una. L’ho conosciuta che eravamo giovanissimi, frequentavamo lo stesso liceo. Rosanna, Rosanna è il suo nome. Ho faticato tanto per conquistarla: lei bellissima con un sorriso coinvolgente, io la brutta copia di un rospo raffreddato e per di più sciancato. Sembrava impossibile averla anche soltanto nei sogni, eppure…
Ricordo, perfettamente, come se fosse successo appena un minuto fa, il primo bacio. Un bacio quasi rubato. Le era appena entrato un fastidioso moscerino in un occhio. Mi offrì di toglierlo e con l’angolo del mio fazzoletto riuscì a spingere fuori dal lacrimevole occhio il moscerino. Eravamo vicini, troppo vicini e quasi d’istinto appoggiai le mie labbra sulle sue.
Non smisi mai di ringraziare quel moscerino passato, però a miglior vita.
Ci frequentammo assiduamente, ci fidanzammo e a 23 anni compiuti da poco e lei appena ventenne, coronammo il nostro sogno… sposandoci.
Avevo raggiunto l’apice della felicità.
Già… l’apice… ma per quanto tempo si può essere felici.
A me, Dio… (pausa) hai dato una scadenza.
Appena due anni dopo, me l’hai tolta… lasciandomi solo con una bambina da accudire e crescere.”
“Libero Arbitrio? Caro Dio?
Sono stato io a scegliere? è stata mia figlia Sofia ad armare la mano di acido del ragazzo che invece amava.
Luciano, si era semplicemente stancato. Lei lo amava, ma per lui era solo un gioco da condividere con amici milionari stanchi della solita vita.
Sofia si rifiutò, urlando di dire tutto a suo padre.
Lui non accettò l’assurdo rifiuto di mia figlia e, alcuni giorni dopo, si vendicò con calci, pugni e… l’acido. “