Questo racconto, scritto da Federica Crisci, ha come protagonista un ragazzo proveniente dalla Ex Jugoslavia, scappato dalla guerra. Un ragazzo che ha perso il padre, morto mentre lavorava, e dimenticato, anzi, diventando una persona anonima, un dimenticato. Il ragazzo ha i suoi sogni, le sue speranze… anzi ha un suo sogno nel cassetto. Infatti il narratore di questo racconto, è un personaggio strano, quasi fossimo immersi in una fiaba. Infatti il narratore è il primo cassetto. Non il secondo o il terzo… ma il primo cassetto della scrivania color carta da zucchero. E questo particolare narratore, conserva dentro di se il sogno di questo ragazzo, dovuto diventare uomo troppo presto, e pronto a raggiungere il proprio sogno pur dovendo affrontare difficoltà continue.
E’ un racconto che parla di volontà, di speranza, di sogni da realizzare, ma anche di realtà.
Il nostro protagonista infatti diventerà medico, perché vuole salvare le persone dimenticate, vuole dargli un nome, non vuole che diventino anonime come successe a suo padre.
Ma il suo sogno nel cassetto… è la stesura di romanzo.
Il diventare medico non è un piano B, non è abbandonare i propri sogni, è semplicemente vivere con i piedi per terra e dimostrare che una cosa non esclude l’altra.
“Caro papà, oggi mentre ti vedevo chiudere in quella cassa di legno, con quei vestiti di seconda mano, ho capito che non ti rivedrò mai più. Non ci sarai per il mio compleanno, non ci sarai per la recita della scuola, non ci sarai quando imparerò a guidare o quando prenderò un bel voto in italiano. Oggi in chiesa c’eravamo solo 5 noi, nessuno ha sentito il bisogno di venirti a salutare per l’ultima volta. Caro papà, non importa quello che gli altri pensavano di te, io che sono tuo figlio so quanto valevi, e sarò io a farti conoscere al mondo. Mi ricorderò di te per sempre, giuro che diventerò una persona importante, e quando mi premieranno, come premiano i campioni alla televisione, indosserò il tuo vestito bello. Quello con cui ti sei sposato. Ti darò voce io papà. Una volta, quando mi leggevi “Il mago di Oz” per distrarmi dal suono delle bombe, dagli orrori della guerra, mi hai detto che avresti voluto anche tu scrivere un libro per aiutare i papà a regalare un momento di gioia ai propri figli. Tu non hai potuto, allora ci penserò io. Diventerò un grande scrittore, e firmerò le mie opere con il tuo nome. Così tutti impareranno a pronunciare il tuo nome. Te lo giuro papà. Ti voglio bene, M.”
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